Tatuaggi Sak Yant e Batok – La storia sulla pelle di Mattia

“Ciao!
Come promesso inizio dal raccontarti la mia esperienza relativa ad alcuni tatuaggi eseguiti in Thailandia.
Non parlerò di un solo tatuaggio ma di diversi, facendo ormai parte di un percorso avviato ben 5 anni fa.
Esattamente il tutto è iniziato con il mio primo viaggio a Bangkok nel maggio 2017, un viaggio eseguito per esigenze lavorative.
Durante la mia permanenza in Thailandia, quando potevo, passavo il mio tempo libero da turista ed ebbi la fortuna di visitare un paesino dal nome Nakhon Chai Si, nella provincia di Nakhon Pathom a circa 70 km dalla città. In questo paesino trovai il suggestivo e conosciuto tempio chiamato Wat Bang Phra. Io avevo già letto in alcuni forum diverse esperienze di ragazzi che si erano tatuati proprio dentro questo tempio. Inizialmente non riuscivo a capire come ci si potesse tatuare all’interno di un tempio visto che in Italia e in Europa la concezione del tatuaggio è radicalmente diversa. Un po’ emozionato comincio a visitare l’interno di questo monastero buddista e da buon viaggiatore inizio a curiosare nelle varie strutture. Sembrerà strano, ma in diversi angoli c’erano persone che tatuavano. In un secondo momento imparai che quei monaci in abito bianco erano Ajarn, nome che identifica i maestri del tatuaggio Sak Yant. Si definiscono maestri perché prima del tatuaggio è necessario uno studio obbligatorio della lingua Pali, una forma di sanscrito semplificato di origine indo-orientale ed attuale lingua liturgica del Buddhismo Theravada.
All’interno del tempio, esclusa qualche guida, nessuno comprendeva la lingua inglese ma visto che io parlo un po’ di thai riuscii a capire che per ricevere un loro tatuaggio “magico” dovevo portare un offerta. Nel mio caso fu composta da: un pacchetto di sigarette, un ramo di orchidea, una candela gialla e un pacchetto di incenso acquistati nei negozietti vicini; inoltre dentro ad una busta rosa, lasciai un’offerta in denaro. Carico di emozione mi misi in coda per ricevere il mio primo Sak Yant.”

Quest’ultima è una parola composta dove Sak in thailandese significa tatuaggio e la parola Yant deriva da Yantra che significa mezzo o strumento per trattenere e racchiudere. Gli Yantra sono delle forme e dei simboli geometrici che contengono formule e incantesimi sempre collegati alla lingua Pāli che è differente dal tailandese. Questi simboli compongono poi disegni, che qualcuno definisce preghiere o benedizioni, che restano comprensibili in gran parte solo per questi maestri e monaci. Questo sapere viene poi trasmesso ai loro apprendisti.

“In questo tempio, per tatuarsi ci sono due scelte:
di solito al piano terra si trovano i monaci specializzati e più tradizionalisti, hanno studiato e sono stati iniziati alla creazione di questo tipo di tatuaggi protettivi e li eseguono come fossero vere e proprie cerimonie religiose avvolti nel loro misticismo.
Come detto prima in questo caso non avviene un pagamento diretto ma si fa un offerta in prodotti e denaro per ottenere un tatuaggio sacro. Solitamente i monaci si rifiutano di tatuare le donne, in quanto non dovrebbero toccare il sesso opposto: per questo motivo di solito per il gentil sesso è molto più semplice riuscire a farsi tatuare da un monaco novizio, un apprendista o un ex monaco che tatuano al piano superiore del tempio.
Nel primo caso il monaco e maestro tatuatore utilizzerà sempre una canna di bambù nuda o un asticella metallica decorata o meno che termina con un ago. Al piano superiore dove tatuano invece i non monaci o i novizi, gli strumenti utilizzati sono moderni lo standard igienico è maggiore con di kit sterili e inchiostri confezionati; la maggior parte dei visitatori stranieri decide di fare qui il proprio tatuaggio proprio perché i livelli sanitari sono conformi alle regole di base e infondo anche perché spesso il tatuaggio per un turista ha una funzione estetica e non rituale. In questo caso si paga con un proprio tariffario meno economico della versione tradizionale e l’esecuzione è naturalmente più veloce a macchinetta che con la bacchetta.”

Questi tatuaggi “magici” oggi hanno una diffusione molto commerciale, hanno acquistato molta fama internazionale dopo che Angelina Jolie si fece tatuare in uno dei suoi molteplici viaggi tra Thailandia e Cambogia. Da quel momento sono cresciuti a dismisura per esempio i laboratori che praticano questo tipo di tatuaggi anche se in maniera del tutto meccanica ed esclusivamente a scopo di lucro.

“Farsi tatuare un vero maestro Sak Yant richiede che ci indirizziamo presso i templi dove vengono praticati dai monaci buddhisti e i loro discepoli. Per molte persone farlo in un altro modo, quello moderno, non ha senso. Nella mia esperienza consiglio comunque di non andare nei tempi più piccoli o disorganizzati. Io personalmente, visto che torno in Thailandia almeno 4/5 volte all’anno, sono di casa al Wat Bang Phra. Negli anni sto avendo il piacere di conoscere sempre meglio questa filosofia, continuando a tatuarmi presso questo tempio che rimane sicuramente quello più famoso e probabilmente il più attrezzato nel suo genere.
Aggiungo una curiosità che ci tengo a dire: Chi procede per l’esecuzione di un tatuaggio con tecnica tradizionale non sceglierà il soggetto del disegno, ma sarà L’Ajarn stesso a sceglierlo per te. Almeno i monaci più tradizionalisti preferiscono eseguire il sak yant che ritengono opportuno dopo aver “letto l’aura” del richiedente, perché la benedizione sia più efficace.
Solitamente, per esempio, il primo sak yant che si riceve viene scelto tra una serie di disegni basici e primari, quelli più complessi sono riservati a chi esegue più tatuaggi sacri. I novizi invece possono chiedere alla persona quale tatuaggio sacro desidererebbe sul proprio
corpo, in quanto c’è anche l’idea che una preferenza personale possa fare da guida verso la benedizione voluta o con la quale si pensa di essere connessi. Tornando al primo tatuaggio “magico” o di protezione posso dirti che si chiama Gao Yord, tatuato alla base del collo al centro della schiena. Questo tatuaggio delle 9 spire Yant è ritenuto capace di attirare la buona sorte sul suo possessore.”

Le 9 spire formano un disegno geometrico che per alcune interpretazioni rappresenta i 9 picchi sacri del monte Meru, considerato il centro del mondo nella tradizione buddista tibetana. Per altri sarebbero invece 9 Buddha, ognuno per un diverso tipo di protezione.
Le linee a spirale sopra ad essi sarebbero “Unaalome” e rappresentano gli illuminati (simili ai santi occidentali).
La base che gira su sé stessa rappresenterebbe la vita vissuta con le tante distrazioni terrestri. Finché si lascia che queste cose controllino la propria vita, si continuerà a procedere in circolo. Sbarazzandosene invece la vita migliorerà. Questo è rappresentato dalla linea che, da spirale, diventa sempre più diritta fino ad essere una linea retta che punta verso l’alto e rappresenta il percorso verso l’illuminazione. Il motivo riportato alla base del tatuaggio, quasi sempre presente, è un mantra.
Un altro tatuaggio molto conosciuto è Yant Suea Tiger che come dice il nome rappresenta una tigre.
La tigre è un animale da sempre considerato potente in grado di affrontare prede più grandi di lei, armata di artigli non teme nessuno. Notturna e solitaria, tanto che si racconta che l’unico legame longevo nel corso della sua vita è tra madre e cuccioli, essendo pronta a qualsiasi cosa per nutrirli e difenderli. Oltre a essere temuta essendo in cima alla catena alimentare viene anche considerata la potente regina d’Asia. Quando i monaci la riproducono nei tatuaggi è per attirare sulla persona, come una calamita, la forza, l’autorità e il potere necessario ad affrontare la vita e i suoi ostacoli. Non a caso in passato gli antichi guerrieri Khmer, prima della venuta del buddismo, indossavano degli amuleti con rappresentazioni di tigri. Passarono poi presto a tatuarli direttamente sulla pelle per diventare invincibili in battaglia. Ancora oggi i lottatori della Maui Thai li usano per questo scopo e non è insolito vederlo su thailandesi che vivono una vita pericolosa, come chi è parte della malavita organizzata. Le tigri gemelle sono considerate il più potente yant animale ed indica il potere, spesso riservato a chi ha ruoli di comando e non è insolito vederlo su poliziotti e soldati.
Un altro molto famoso è Hah Taew conosciuto anche come cinque linee o come dicevamo prima “quello di Angelina Jolie”.
Si racconta che questo disegno abbia centinaia di anni ed è originario del regno di Lanna oggi conosciuta come Thailandia del Nord. Il significato originario probabilmente è stato poi una fusione dei vari concetti culturali ma oggi lo si riassume in cinque benedizioni.
La prima linea previene dalle punizioni ingiuste, allontana gli spiriti indesiderati e protegge il luogo in cui si vive.
La seconda linea protegge dalla cattiva sorte e dall’avversione delle stelle.
La terza linea protegge dall’uso della magia nera e dalle maledizioni.
La quarta linea rafforza la fortuna, porta successo ed è di buon auspicio per l’avverarsi delle proprie ambizioni.
La quinta linea, l’ultima, rende attraenti nei confronti del sesso opposto. Rafforza inoltre la benedizione della quarta linea.
Andrebbe tatuato dietro alla spalla sinistra. È il tatuaggio più usato per le donne.

“Ora ti descriverò come si viene tatuati o almeno come sono stati eseguiti i miei tatuaggi con la tecnica tradizionale:
come prima cosa dobbiamo scordarci qualsiasi macchinetta elettrica e stampanti stencil.
Lo strumento utilizzato come accennato prima è una sola bacchetta fatta solitamente in bamboo chiamata Ken Sak. Si lavora per terra, seduti sul pavimento e viene fornito al massimo un cuscino dagli assistenti del tatuatore che tengono anche ben tesa la pelle durante la sessione. Naturalmente dopo i saluti rituali e la preparazione del monaco.
Quelli che si chiedono se il tatuaggio fatto con la bacchetta di bambù è doloroso? Effettivamente sì, oltre a necessitare di più tempo di
esecuzione rispetto ad un tatuaggio eseguito con la macchinetta si sente abbastanza.
Riassumendo quindi non bisogna immaginarsi gli standard di pulizia che abbiamo in uno studio di tattoo occidentale, come poi vedrai nelle foto. Il mio consiglio è di farsi accompagnare da un locale in questa esperienza, così da avere un supporto per comunicare con i monaci o i novizi per evitare incomprensioni in questo momento comunque importante visto che battono sulla nostra pelle un disegno per sempre. Probabilmente se non siete buddisti il tatuaggio sacro non avrà un valore spirituale ma estetico, quindi ognuno deve fare le sue valutazioni sotto tutti gli aspetti.
Si può vivere questo tipo esperienza anche più spartana nei tanti templi non organizzati sparsi per il paese ma non si possono ignorare alcuni rischi come ambienti spesso poco puliti, gli aghi che non sono monouso ed infatti le bacchette vengono solo ripulite tra una persona e l’altra e non ultimo l’inchiostro utilizzato è artigianale.
Gli inconvenienti possono essere la trasmissione di malattie anche gravi, reazioni allergiche e infezioni.
L’alternativa per un turista che vuole avere un tatuaggio sacro sulla propria pelle è recarsi in templi specializzati come il Wat Bang Phra dove mi appoggio io, oppure presso i negozi di tatuaggi veri e propri. Quest’ultimi possono eseguirli ma ovviamente non ha la stessa ritualità che ha nel tempio. A mio parere resta un’esperienza unica da fare in Thailandia.”
I Sak Yant vengono tatuati nella parte alta del corpo in quanto sarebbe offensivo a livello religioso tatuarli dalla vita in giù.

“Prima di concludere però volevo raccontarti un altra mia storia sulla pelle scritta sul mio avambraccio.
Stavolta il racconto ha luogo nelle Filippine. Dopo aver visto un documentario su queste isole che raccontava la storia di un piccolo paese chiamato Buscalan, dove si trovava un anziana signora dal nome Apo Whang Od, ultima attuatrice Kalinga, ho deciso di partire per ricevere un tatuaggio da lei.
Tra l’altro sono partito in questa avventura senza avere molte informazioni. Dopo essere atterrato a Manila, capitale delle Filippine, inizio il mio viaggio andando verso Luzon. La cosa non si limitò solo a percorrere un tragitto ma fu una vera e propria esperienza,
tieni conto che ho impiegato diversi giorni per raggiungere Buscalan, fra strade sterrate, piogge torrenziali e smottamenti.
In relazione a questo ultimo aspetto, proprio a causa di una frana che aveva interrotto l’unica strada che collegava Quirino City a Buscalan, fui ospite per una notte presso una famiglia locale. Furono molto gentili, li ricordo sempre volentieri e non posso che ringraziarli ancora per avermi offerto un pasto è un letto dove dormire.
Il giorno seguente trovai un passaggio grazie a un gruppo di ragazzi che mi offrirono un posto nel cassone del loro Pick Up.
In conclusione ci vollero 4 lunghi giorni di viaggio per arrivare in questo piccolo paesino arroccato in mezzo alle risaie terrazzate;
il panorama lo lascio immaginare a voi!
Buscalan è un paesino molto piccolo, con poco flusso turistico. Dopo una veloce visita al villaggio finalmente incontro Apo Whang Od, questa signora minuta e sempre sorridente. I ragazzi che mi avevano dato il passaggio, tradussero per me la mia richiesta di ricevere un suo tatuaggio. Lei acconsentì dandomi il permesso di ricevere un suo tatuaggio.
Ricordo che era l’ultima tatuatrice Kalinga che utilizzava una tecnica appresa dal papà chiamata Batok.
Questa tecnica consiste nel tatuare utilizzando due piccoli bastoncini dove il primo ha all’estremità un ago che può essere realizzato con con spine di legno, nel mio caso erano di piante di agrumi. Il secondo leggermente più grande serve da battitore.
Di solito si realizzano disegni geometrici ripetuti con linee parallele o incrociate a zigzag, motivi a scacchi, forme ripetute e si rappresentano in maniera stilizzata animali, insetti (come serpenti, lucertole, aquile, cani, cervi, rane o millepiedi giganti) piante (come erba, felci o fiori), persone o elementi naturali (tra cui fulmini, montagne, fiumi, stelle, la luna e il sole).
Ogni motivo aveva un nome e di solito una storia con un significato dietro, purtroppo la maggior parte di essi è andata perduta nel tempo. Sono spesso gli stessi motivi usati in altre forme d’arte e decorazioni di particolari gruppi etnici orientali.
Tornado al mio tatuaggio per fare l’inchiostro utilizzò della fuliggine allungata con dell’acqua. Sicuramente un’esperienza fuori dagli schemi. Ti mando le foto che per me racchiudono anche il ricordo di Apo e di quel viaggio pieno di emozioni.
Il tatuaggio si trova sul mio avambraccio destro e le due figure rappresentano un millepiedi ed un pitone in simbolo di porta fortuna e protezione; mentre i tre punti allineati verso il polso sono la sua firma.
Un saluto e grazie
Mattia”

Grazie Mattia per la condivisione della tua esperienza in Thailandia e di questo racconto sui tuoi tatuaggi Sak Yant e di certo non legati solo alla moda. Ho aggiunto nel tuo racconto qualche concetto su quel poco che sapevo di questa tecnica e cultura sicuramente di impatto. Mentre sulla tua storia sulla pelle sulle Filippine, cosa dire? Guarda penso se riuscirò a trovare del materiale valido di fare un articolo intero dedicato ad Apo. Grazie anche delle tue bellissime fotografie.

Sono tatuaggi che racchiudono sicuramente un misto di credenze tribali, forzati da culture come l’animismo e il buddhismo molto forti in oriente. Il loro timore degli spiriti li ha spinti a riprodurre questi disegni protettivi, eseguiti inizialmente su tessuti e amuleti, fino a sopra la loro pelle. Inoltre avevo letto da qualche parte che i Sak Yant non sono mai tatuaggi colorati, anzi possono essere fatti anche senza inchiostro lasciando solo la pelle incisa. Perché? La risposta diceva che non è necessario che li vedano le persone, ma solo gli spiriti. Questo per dire che molte cose probabilmente non sono più nemmeno comprensibili o necessarie in base ai punti di
vista soggettivi nel tempo in cui viviamo. Questo non toglie, almeno per me, che il nostro grado di conoscenza non può ritenersi completo senza la considerazione del passato e di tradizioni antiche come questa.
Concludo dicendo di prestare sempre attenzione quando decidiamo dove e come tatuarci, rivolgendoci in strutture attrezzate e con un minimo di regole igieniche per proteggerci da qualsiasi danno alla nostra salute. Ognuno di noi ha le sue convinzioni e conosce il proprio corpo, per tanto dovremmo essere capaci di fare le valutazioni necessarie prima di ogni scelta.
Altrimenti, in caso di problemi dopo, le “benedizioni” e gli amuleti non funzionano.
Dal racconto di Mattia emerge che i Sak Yant di origini antiche dove, nel corso degli anni, molti maestri hanno aggiunto particolari e scritte che hanno ricevuto come insegnamento durante le loro meditazioni non sono di certo tatuaggi qualunque.
Racchiudono tutta una serie di valori importanti per quel popolo e non è solo un discorso religioso legato al buddhismo, che solo è l’ultimo aspetto di tradizioni e credenze precedenti. In sostanza  non andrebbero scelti solo perché belli esteticamente, ma ne andrebbe conosciuto il significato ed i valori che portano con sé. Con questa storia sulla speriamo di averVi incuriosito oltre a far passare il messaggio di quanto sia importante provare sempre a conoscere la cultura dietro ogni segno.