Storie sulla pelle: Olivia Fercioni
Intervista Olivia Fercioni
Intervista a Olivia Fercioni
Come vi immaginate Olivia Fercioni? Anzi facciamo una prima descrizione: siete la figlia di una famiglia borghese di Milano, vostro padre è cresciuto a pane e arte dividendosi tra il teatro e il disegno. Non solo è anche un noto tatuatore tra i più influenti in Italia e molto rispettato all’estero. Inoltre lo studio di tatuaggi, dove lavorate come tatuatrice, oltre a essere vostro è così storico nel settore che la sua fama lo precede.
Ora come ve la immaginate? Arrogante e raccomandata?
Di solito per natura tendiamo a vedere e commentare quel puntino nero che sporca un’intero foglio bianco. In realtà facciamo anche di peggio, tipo sparare al vento qualche giudizio frettoloso di cui neanche al vento interessa nulla.
Quindi prendente gli ultimi due aggettivi e buttateli nella spazzatura. Olivia, detta Holly, è ben lontana da questo tipo di persona e a mio parere ora è la vera anima di quel posto, il Queequeg. Gestisce e rispetta uno studio che è sì suo di diritto ma con la dolcezza di chi ha scelto di portare avanti questo luogo che è anche la sua scatola dei ricordi, perchè lei tra quelle mura c’è cresciuta.
Il legame viscerale che viene fuori dalle sue parole trascende un obbligo o la sola abitudine (per quanto certe abitudini siano belle).
Come tutte le cose belle, non è detto che il Queequeg Tattoo Studio non possa avere una fine o cambiare forma, posizione, regione, nazione. Senza mandare in ansia nessuno per ora rimarrà a Brera in Milano. Non posso aggiungere altro e lasciamo la risposta al tempo.
Tornando alla parte più importante, quella umana, raccontiamo qualcosa di Oliva che di base è meno appariscente del papà ma non di certo con meno carattere. Lei mi incuriosiva parecchio e quando un giorno anche voi entrerete nel loro tattoo studio, appena passerete la soglia della porta di ingresso, state pur tranquilli che quei due occhi verdi cominceranno a farsi un idea di voi e senza parlare qualcosa vi comunicheranno se presterete attenzione.
Nel mio piccolo caso mi hanno accolto e dato il permesso di curiosare un pochetto nella loro vita.
Leggerli è stato piacevole e privo di noia, restando in argomento nemmeno Holly si annoia ad essere il presente e il futuro del Queequeg Tattoo Studio. Certo non è un compito semplice ma Olivia Fercioni nella sua concretezza custodisce questo piccolo ma speciale posto. Non è una ragazzina a cui è venuta voglia di tatuare adesso.
Classe 1987 di pura formazione artistica iniziando dal liceo per poi proseguire, ripercorrendo le stesse impronte di suo padre Gian Maurizio, scenografia e costumi all’accademia delle belle arti di Brera. Infine tatuatrice. Riduttivo dire: infine tatuatrice …
come molte donne Olivia è tante cose ma un aspetto per volta.
Concentrandoci sul suo ruolo di tatuatrice emerge che è molto autocritica e la sua formazione è stata severa, senza nessun privilegio soprattutto per suo volere. Condivido un episodio anzi lo cito: “Ero minorenne e falsificai i documenti di consenso per farmi di nascosto il mio primo tatuaggio perchè non volevo appoggiarmi allo studio di famiglia, oltre al fatto che mio padre mi disse testuali parole:
sei minorenne e non hai il permesso dei genitori, non posso fartelo. Insopportabile no?
Quindi nulla arrivo dal tatuatore e quando legge il cognome sul modulo mi chiede: Ma la sei la figlia di quel Fercioni lì e tuo padre ti ha dato il consenso per venire da me? Sempre mentre continuava a guardarmi con gli occhi ancora sgranati. (Sorride Olivia) Comunque non si fa, anzi visto che so che lo pubblicherai voglio dire ai ragazzi di non mentire e di aspettate il giusto tempo per tatuarsi. Non bisogna avere fretta.”
Dopo aver finito gli studi inizia la gavetta come apprendista a tutti gli effetti nello studio di famiglia, con i pro e contro legati a questo percorso professionale fondamentale per chi inizia a muoversi in uno studio di tatuaggi.
Stiamo parlando sempre di vecchia scuola, quando in quegli anni gli aghi si saldavano ancora a mano e gli stencil (anche se al Queeqeeg a tutt’ora è così) si preparavano rigorosamente a mano; aggiungiamo pure macchinette solo a bobina e niente tecnologia. Traduciamo facendo un esempio: ipotizziamo di aver preparato uno stencil con una grandezza sbagliata e siamo senza nessuna stampantina per ricalibrare le dimensioni del disegno, il risultato è uguale a rifare il disegno e ricalco da capo.
Prima di preparare gli stencil non dimentichiamo il pulire le postazioni, sterilizzare gli strumenti, ordinare il materiale, esercitarsi a disegnare a mano, ascoltare, disegnare, guardare e disegnare ancora.
Dopo due anni di osservazione e preparazione inizia a tatuare i primi clienti. Probabilmente con le figure come il papà in primis e altri vari tatuatori di un certo calibro che passavano dallo studio, il rispetto per la pelle diventa un elemento non trascurabile.
Holly da vera tatuatrice ha la conoscenza di tutte le regole base oltre che l’occhio addestrato nel capire la giusta direzione e posizione che deve avere un disegno, così che il tatuaggio guardi nella corretta posizione a livello anatomico. Purtroppo quest’ultimo aspetto non è sempre così scontato anche tra i professionisti del settore. Vedendo il livello di molti tatuaggi in giro si denota che probabilmente non è sempre tutta colpa della volontà di alcuni clienti ma una mancanza di cultura da ambo i lati.
Tornando a noi durante l’intervista non l’ho mai sentita parlare di tela ma di persone.
Dal suo raccontarsi traspare proprio la considerazione del lavoro di tatuatrice come un qualcosa che non può prevedere solo un lato meccanico di esecuzione, naturalmente anche in base al cliente, al suo approccio e le sue richieste. Un tatuaggio si costruisce con almeno due persone e ogni progetto, almeno nella sua visione, non esime il tatuatore da un certo livello di ansia oltre che richiedere il giusto grado di concentrazione in tutte le sue fasi.
Per ottenere un buon risultato “bisogna stare sul pezzo” da quando si prepara il disegno fino alla fine della seduta.
Non tutti però a volte capiscono e le relazioni lavorative non sono sempre semplici o si ricordano con piacere ma il rapporto con le persone resta una parte importante di questo ambiente. Questo aspetto vale anche nella vita oltre che nel nostro lavoro.
Holly quindi ha imparato sulla sua pelle di come la gente, alle volte, possa essere poco gentile e rispettosa ma per fortuna, come conferma anche lei, solo una piccola parte di clienti e colleghi rientra in questa categoria.
Infatti è molto bello vederla ricordare alcuni colleghi anagraficamente vicini al papà e considerarli non solo maestri ma anche amici
nonostante il divario generazionale. Ascoltarti è stato un piacere e cercherò di contattare tutti i nomi che mi hai indicato.
Immagino che da questi paragrafi venga chiaramente fuori quanto Holly sia “ansiotica” ma in senso buono nel suo lavoro. La cura del dettaglio e l’attenzione riversata al tatuaggio, con una piacevole considerazione per la persona da tatuare, non possono che essere tutti punti a favore. Ho osservato le sue mani, curate e senza estetismi eccessivi come per esempio unghie tali da poter dar fastidio durante il suo lavoro. Pulizia e praticità sono le parole d’ordine, esclusa la presenza di alcuni anelli molto fini che indossava giusto per l’occasione. Quando non è in chiacchiera come nel nostro caso tendenzialmente non indossa quasi nulla e non perché sia sbagliato tatuare con anelli o unghie ricostruite, visto che restano scelte e abitudini personali, ma per una sua volontà di tenere le mani libere il più possibile quando tatua. Vi ho già detto che disegna e prepara tutti gli stencil ancora a mano? Eh già, è proprio così.
Come il papà anche lei ama i tatuaggi con senso ironico sempre a patto che mantengono una loro personalità.
“Roba” di moda, eccessivamente colorata o molto realista meno. Predilige linee e soggetti solidi ma più delicati rispetto alla mano del papà o del mondo old school in genere. Inoltre anche lei colleziona diversi tatuaggi eseguiti da tatuatori che stima e scrive alcuni momenti della sua vita sul suo corpo come leggerete poi nell’ultimo paragrafo con la sua storia sulla pelle.
Naturalmente ha la sua scala di preferenza ma rimane dell’idea di non cancellarne nessuno.
“Al massimo quelli che non ti stanno più simpatici si sdrammatizzano.”
Ovvio che a questa affermazione non potevo tenermi in canna la domanda : Perché? Tra l’altro sparata in maniere diretta e immediata come farebbe un bambino.
Holly prosegue: “Ho un tatuaggio che non mi va più a genio e non tanto per il soggetto rappresentato ma per la persona che mi ricorda. Diciamo che non si è comportata benissimo. Visto che sono dell’idea che non si cancellano perché fanno parte del percorso, con mio papà abbiamo deciso di sdrammatizzarlo disegnandoci un grillo parlante accanto. Hai presente il personaggio della favola di Pinocchio? Proprio lui. Ora ha una nuova storia, con un nuovo ricordo molto più importante perché eseguito da mio padre, oltre che la giusta chiave di lettura.”
Semplicemente racconti di storie sulla pelle, oltre che piacevoli risate.
P.S. perché Olivia è troppo rispettosa e non vuole creare “scaramucce” con chi potrebbe essere permaloso oltre che avere la lingua lunga, devo dirvi che purtroppo la foto di questo tattoo non ci sarà in questo articolo.
Comunque ragazzi i due Fercioni, papà e figlia, tremendi e avanti anni luce. Nulla da aggiungere.
Chi ha letto l’articolo precedente sul papà Gian Maurizio Fercioni avrà sicuramente ripensato al “Fesso chi legge” presente sul suo braccio e tatuato proprio dalla stessa Holly. Il tatuaggio deve conservare la sua parte di gioco, naturalmente rimane un gioco serio e che deve avere le sue regole oltre che motivazioni.
Olivia è anche mamma e questo l’ha tenuta giustamente per un po’ lontana dallo studio.
Ricordate quei due occhi verdi che studiano i visitatori del Queequeg tattoo studio al loro ingresso?
Ecco quando si parla della sua piccola Olivia cambia sguardo. Gli occhi prendono il colore della luce di casa.
Holly non è legata solo al suo scricciolo in quanto sua creatura ma ama anche il mondo dei bambini in genere.
Pur essendo soddisfatta della sua posizione di lavoro attuale, il sogno nel cassetto era quello di diventare a tempo pieno illustratrice e scrittrice di libri per bambini. Esatto voleva disegnare storie per quel loro mondo che è sicuramente meno sporco del nostro.
Ho detto volutamente a tempo pieno perché non è un’ipotesi completamente scartata, anzi forse per ora solo rimandata.
Intanto ha già fatto delle prove e vi allego qualche sua illustrazione che mi ha gentilmente inviato.
Queste illustrazioni sono del suo libro illustrato dove ha curando ovviamente tutti i disegni oltre che la storia.
Il testo si chiama “Un sogno a metà” ed è un libro illustrato che vede come protagonista un piccolo personaggio bianco, Sogno, che voleva diventare realtà. Una storia surreale raccontata tra rime e acquarello. Come vi dicevo Olivia è tante cose.
Di questi tempi avere tanti interessi sani e amore per le cose semplici ma fondamentali come i legami familiari non è affatto scontato. La famiglia Fercioni è molto unita oltre che a lavorare insieme quasi interamente al Queequeg tattoo studio.
Manca all’appello il fratello di Olivia che pur sapendo usare i ferri del mestiere ha scelto di fare altro nella vita; collegandoci al discorso iniziale era la stessa scelta che poteva fare anche Olivia e che al Fercioni senior sarebbe comunque andata bene. Olivia invece ha scelto di diventare tatuatrice e lo fa con una grande disponibilità. Merce rara.
Direi che abbiamo finito di scuriosare nella vita di Holly e ora passiamo a far parlare i tatuaggi.
Storia sulla pelle di Olivia Fercioni detta Holly per gli amici
La farfalla che vedete sull’avambraccio di Holly è stata tatuata da Gippi Rondinella. Se non conoscete Gippi come anche il papà di Olivia male, ma siete nel posto giusto in quanto nel sito ci sarà spazio anche per Gippi come c’è già stato per Gian Maurizio Fercioni. Spoiler veloce: sono solo due pezzi di storia del tatuaggio italiano in epoca moderna.
Lasciamo la parola ad Holly: “Questa è una farfalla ed è con me da quando abbiamo fatto il nostro ultimo viaggio a Roma con la mia famiglia tra l’altro dopo mesi di lockdown. Eravamo ospiti nell’evento The last pirates in Roma organizzato da Gabriele Donnini.
In questa serie di incontri organizzata presso il suo studio, a turno ha riunito alcuni grandi tatuatori italiani ed europei.
Io ho partecipato a quello di fine novembre 2021 dove c’era mio padre insieme a Marco Pisa e Gippi Rondinella. Una piacevole occasione di ritrovarsi, chiacchierare, tatuare e fare alcune foto ricordo. Tu non hai idea di quanta storia, cultura, rispetto, aneddoti e amore ho respirato in quei tre giorni.
Un esperienza fantastica non solo per quanto riguarda il mondo del tatuaggio ma anche per la tanta umanità delle persone presenti.
Mi sento fortunata ad aver avuto l’occasione di poter ascoltare le storie di questi veterani e vederli condividere i loro ricordi.
Mi raccomando Francesco, devi assolutamente intervistare sia Marco Pisa che Gippi Rondinella proprio come hai fatto con mio padre. (F: Ci proverò.) Devi.
Sono tre maestri che hanno tatuato per decenni e sul mondo del tatuaggio hanno tanto ma tanto da raccontare.
Tornando al mio tatuaggio, come immagini, in quei tre giorni ne ho approfittato per farmi tatuare.
In questo caso da Gippi visto che mi mancava un suo pezzo e abbiamo scelto questa farfalla per esorcizzare questo periodo di pandemia con la quale conviviamo da due anni ormai. Un farfalla perché è una creatura che non si può tenere in gabbia.
Il Covid e le sue restrizioni avranno la loro fine come ogni cosa.
Inoltre le cose belle non si possono tenere a lungo richiuse dietro le sbarre in quasiasi forma esse siano. (F: Come le idee.) Esatto.
Questa è la storia del mio tatuaggio che mi ricorderà le persone con cui ho vissuto questo bellissimo evento a Roma. Conserva le emozioni contrastanti legate a questo particolare periodo di tempo che stiamo vivendo, oltre che la speranza di lasciarci presto questo brutto momento alle spalle e tornare così a viverci i nostri rapporti con la libertà di prima.”
Grazie a Holly e la sua famiglia per avermi accolto con grande disponibilità e gentilezza nel loro studio.
Loro sono i primi racconti che verranno conservati in questo archivio digitale.
Perché proprio loro? Perché non sono solo inchiostro sotto pelle. Le loro storie sulla pelle hanno evidenziato sfumature della loro persona che vanno oltre il mondo del tatuaggio restando, a livello umano, una goccia di realtà in una mare di apparenza.
























