Storie sulla pelle: Le tre rondinelle e i fiori di pesco di Giulia
STORIA SULLA PELLE DI GIULIA
“Non saprei da dove cominciare per raccontare la storia di questo tatuaggio, agli occhi di molti sembra semplice o insignificante, ma per me è talmente carico di significato che forse non mi basterebbe un libro intero per parlarne.
É sulla mia pelle dal 2016 ed è stato realizzato dal mitico Gippi Rondinella, uno dei primi tatuatori italiani con la “T” maiuscola oltre ad essere stato, come poi hai scritto nella tua intervista, il primo ad aprire uno studio di tatuaggi a Roma.
Devi sapere che per me, per noi, Gippi non era solo un tatuatore. Lui era infatti il migliore amico di mio padre.
Il mio papà, che purtroppo ora non c’è più, era pieno di tatuaggi di cui molti eseguiti proprio da Gippi.
Mio padre, come ogni buon amico di un tatuatore, ha fatto un po’ da cavia durante i suoi primi tatuaggi.
Naturalmente è riduttivo pensare che abbiano solo condiviso la pelle. Quei due, Gippi e mio papà, hanno passato insieme tante di quelle avventure che non riuscirei a raccontarle tutte in una sola mail; spaziando dal passare una vigilia di natale alle Maldive mangiando solo Parmigiano Reggiano, fino alle notti passate in un locale a Roma che al piano terra era un normalissimo pub e nel piano sotto strada era un salone di tatuaggi.
Oggi però mi soffermo sulla storia che ha ispirato il mio tatuaggio. Tanti anni fa quando ero molto piccola (ora ho 25 anni), mio papà e Gippi hanno iniziato un’avventura meravigliosa: hanno comprato un peschereccio e l’hanno rimesso completamente a nuovo da soli. La barca restaurata chiamata Azzurra era diventata il loro lavoro, infatti trasportavano per mare i turisti tutto l’anno. Era un lavoro dove conoscevano molte persone diverse e vivano esperienze di vario tipo. Stare per mare gli dava anche il tempo di ripescare ricordi, si raccontavano storie e si divertivano. Cosa avrei pagato per essere lì con loro su quella barca, anche in silenzio seduta al mio posto come una tra le tante turiste, ad ascoltare i loro racconti ora conservati tra il vento e il mare.
Amavano il mondo e amavano girarlo insieme. Quando ero bambina e magari erano in porti più vicini come in Grecia o in Turchia io, la mamma e mio fratello li raggiungevamo. Passavamo intere settimane su quella barca e per me era la cosa più bella del mondo. Questa vita però costringeva il mio papà a stare lontano da casa parecchi mesi e per quanto potesse essere remunerativo non poteva continuare a lasciare sola mamma con due figli piccoli (di cui uno disabile, mio fratello lo è dalla nascita) per periodi così lunghi.
Mamma oltre a gestire noi lavorava e gli impegni era diventati così tanti che non poteva più farcela oggettivamente senza un aiuto costante in casa. Quindi mio padre scelse di lasciare il suo lavoro, interrompere quel progetto iniziato con il suo migliore amico e lasciare quella vita tanto amata d’avventura per stare in pianta stabile con noi.
Il tempo con la famiglia ora era l’unica priorità assoluta e così ridefinì le sue scelte, come poi dovrebbe fare ogni buon padre, ma nel nostro mondo non è un ragionamento così scontato. Non lo ringrazierò mai abbastanza per questa scelta.
Mio papà mi ha avuta molto tardi, devi sapere che sono nata quando lui aveva già 50 anni e questo ci ha permesso di creare un legame fortissimo. Non è solo quel legame chimico e viscerale che si dica unisca, fin dalla nascita, le figlie femmine ai padri in maniera naturale. La questione è che il mio papà, da quando ho memoria, c’è sempre stato per me.
Ho fatto ogni cosa con mio padre, passavamo davvero tantissimo tempo insieme ed eravamo come migliori amici.
Il tempo libero che poteva avere dal lavoro, magari rispetto ad un papà più giovane, non lo ha sprecato.
Mi ha accompagnato lui nel mio primo giorno di asilo e non ha mai smesso di venire a prendermi a scuola fino al mio ultimo giorno di superiori. Condividevamo passioni e hobby, i miei amici lo hanno sempre adorato perché era un festaiolo e amava organizzare cene dove cercava di invitarli tutti. Amava la vita, giocava ai videogiochi e andavamo insieme alle mostre e ai concerti. Insomma perderlo è stato un colpo durissimo. Non so spiegare perché, ma fin da piccola, ho sempre sentito che lo avrei perso presto. So che era grande di età ma il suo essere giovanile dimostrava che per lui la vita non era mai abbastanza pur sapendo che il tempo finisce per tutti e questo lo sapevo anche io. Questa consapevolezza che non sarebbe stato con me a lungo forse ci ha unito fin da subito, spingendoci a godere appieno di ogni momento assieme che la vita ci ha concesso, ed è stato bellissimo. Lo ricordo come un papà per cui vale
davvero l’appellativo di papà e si sarò di parte ed innamorata, ma per me è stato il migliore.
Non potevo desiderare di meglio.
Quando a 19 anni ho deciso di farmi tatuare da zio Gippi, volevo qualcosa che rappresentasse la mia famiglia, quindi non ci poteva essere niente di meglio delle tre rondini (mia mamma, mio papà e mio fratello) e un ramo di pesco che sta a rappresentare la stabilità di una casa. Oltretutto il tatuaggio acquista ancora più significato grazie alla mano che ho la disegnato, una mano amica che sapeva cosa provassi in quel momento, cosa volessi raccontare e ricordare. Conosceva il peso di quell’uomo in vita, che era un suo amico e che aveva tatuato per anni prima di me. Ora Gippi doveva tatuare la pelle di sua figlia, conoscendo anche il peso di Giulia nella perdita del suo papà. Questo mio tatuaggio non è sulla mia pelle solo per ricordarmi un uomo che ho amato; mi è anche utile per portare con me i suoi insegnamenti.
Infatti ho deciso di tatuarmi per non dimenticare mai la scelta di mio padre. Ha scelto noi, la sua famiglia mettendoci al primo posto. Cambiando le scelte dettate dall’istinto e frenando il suo spirito d’avventura per una vita “normale” in una casa stabile, essendoci poi in tutti i nostri traguardi importanti. La donna che sono ora la devo in buona parte a lui, che mi ha insegnato a gioire delle piccole cose … e mi manca. Ogni volta che raggiungo un traguardo vorrei raccontarglielo e prendermi un suo abbraccio, come vorrei anche sentire quale battuta tirerebbe fuori per sdrammatizzare una situazione difficile.
Averlo sulla mia pelle, è solo una conferma di quanto la mia famiglia significhi per me e di quanto abbia significato per lui, che ci ha amato con tutto se stesso, mettendo da parte i suoi sogni per i nostri.
Sono contenta che zio Gippi porti avanti le loro storie e che sia in parte raccontata su questo blog.
Magari un giorno potremo unire i nostri racconti, vedere qualche vecchia foto e potrei raccontarti qualche altro aneddoto. Intanto finisco con il dire che ogni segno indelebile sulla nostra pelle, per quanto semplice possa essere, ha una storia che aspetta di essere raccontata.
Vi abbraccio,
Giulia.”
DEDICA E RINGRAZIAMENTI DI STORIE SULLA PELLE PER GIULIA
Questi tatuatori custodi di storie e racconti di vita anche generazionali. Ho sentito il sapore dolce che hanno i ricordi belli leggendo diverse tue frasi. Grazie mille Giulia e non credevo di unire così tanti fili. Fili bellissimi che raccontano l’umanità.
Penso che vorrebbe abbracciarti ancora una volta anche il tuo papà, oltre a quel girovago di Gippi.
Bello vedere come i ricordi riescano a tenere in vita le persone. L’amore è sempre più forte della morte.
Se un giorno avrò dei figli mi piacerebbe avere la stessa ottica di tuo papà, che nella mia attuale visione è comunque scontata. Riconosco che la mia vita, dal giorno della loro nascita, non apparterrà più a me ma a loro.
Spero che questo mondo usa e getta con la sua visione egoistica non mi sporchi e che tutti quelli che leggeranno questo tuo racconto possano ricordare quanto è importante gioire delle piccole cose; vivendosele appieno con le persone che si amano nel tempo che la vita ci concede. L’inchiostro infondo serve solo a segnarci qualche promemoria sulla pelle.
Grazie ancora Giulia per la tua storia sulla pelle e questo scorcio sulla tua forte famiglia, senza contare gli aneddoti su Gippi, il tuo papà e loro barca Azzura.
Un abbraccio,
Francesco – storiesullapelle





















