Storie sulla Pelle: “No, non la voglio la chupa chups” – Il drago di Gaia
“Ho sempre pensato che tu sia una donna forte. Tanti tatuaggi sono stile ma sono anche un bel po’ di sofferenza.”
Queste parole mi sono state scritte esattamente 10 mesi fa da una persona che stimo e che considero un fratello.
Mi tatuo da quando ho 16 anni: all’epoca sono andata a prendere appuntamento con un’idea ben precisa in testa.
Il disegno lo avevo già chiaro in mente e ci ho messo dentro il primo mostro che mi porto dietro da sempre.
Questa è una delle mie storie sulla pelle.
Se ho un segreto preferisco disegnarlo e farlo fluire sotto qualche strato di derma piuttosto che nasconderlo in un cassetto.
Ovviamente se non fossi rimasta ancora agli scarabocchi dell’asilo con casette e omini stecchino oggi non sarei qui in veste di tatuata:
avrei certamente sfruttato il mio talento artistico in un altro modo, ma questa è un’altra storia.
Infatti affido volentieri il mio corpo, come se fosse una tela bianca, a chi non solo è un grande artista ma è un maestro artigiano in grado di far vivere su di me la sua arte, la sua passione, il suo lavoro. Disegni che naturalmente sono mirati a rappresentare parte della mia persona e pezzi della mia vita.
Scegliere cosa raccontare e quale pezzo di me svelare non è stato semplice: sono legata ad ogni singola goccia d’inchiostro ed è quasi impossibile trovare un pezzo preferito. Dico sempre che i miei tatuaggi sono i miei abiti, la mia t-shirt oversize nera, in cui amo perdermi. La mia barriera per lasciare il mondo fuori, al riparo da tutto e da tutti. Sì, i disegni che ho addosso sono esattamente come il tuo maglione preferito o il tuo vestito comodo e confortevole che indossi sempre.
Potrei raccontarti della donna ubriaca che non si fa mai amare, delle storie pericolose dei velieri e del gin, del silenzio e dei suoi rumori assordanti o delle armi di difesa per combattere mani troppo pesanti e cancellare lividi troppo scuri e di lenta guarigione.
Ognuno di questi e di tutti gli altri fardelli che porto in giro con me sono importanti, ma oggi ho deciso di raccontare un pezzo speciale che ha messo a nudo nel vero senso della parola il mio essere più profondo e che mi ha fatto capire che la fragilità va accolta in ogni sua singola forma.
Quest’estate avevo deciso di portare a termine un progetto, proprio io che sono la prima persona in assoluto a non portare mai a termine gli obiettivi che si prefigge di raggiungere. Volevo finire di tatuarmi la schiena.
Non ho un disegno univoco, anzi ho diverse rappresentazioni però tutte nello stesso stile: old school, il mio preferito.
Nella parte bassa lombare, insieme ad una gigantesca pantera che lo aggredisce dall’alto e ad un teschio alato che lo protegge dal fondo, ho deciso di tatuare un drago.
Il drago, in quanto creatura capace di dominare sia il fuoco che l’aria, è simbolo di forza, di resistenza, di potere e di tenacia.
Ho affidato a questo simbolo così forte, saggio e coraggioso il lato del mio carattere più razionale.
Devo avere sempre tutto sotto controllo, devo sapere esattamente come andranno gli eventi e riuscire a dominare anche le emozioni.
Dopo 15 anni di innumerevoli sedute di tatuaggi in punti e posizioni scomode e non propriamente “facili” per sopportazione del dolore, continuo imperterrita a tatuarmi senza far ricorso a creme anestetizzanti.
Per me il tatuaggio è inchiostro liquido che prende forma: lo voglio sentire fluire dall’ago fin dentro l’epidermide, sentire la vibrazione
della macchinetta che scalfisce la pelle e che in qualche caso tocca le ossa.
É un rito primitivo e selvaggio, per niente al mondo cambierei la sensazione che si prova quando lo faccio.
Anche in occasione del drago nell’ultima seduta di colore durata qualche ora ho voluto continuare sulla mia strada e con le mie idee: nessuna crema, nessun aiuto, sto facendo una delle cose che amo fare, non mi fa male, la mia schiena è pronta.
Tutto sotto controllo, soglia del dolore inclusa.
Peccato che non sempre le cose e in questo caso gli eventi – per non parlare della vita più in generale – vadano esattamente come pensi o credi di volere tu. Ero a 15, forse massimo 20 minuti dalla fine del tatuaggio: ero dentro lo studio, che è praticamente casa mia, nel mio posto del cuore, completamente a mio agio, dove mi sento libera e pienamente me stessa sempre, quando qualcosa però non va proprio per il verso giusto.
Ho i piedi sulla sedia e sono piegata in avanti sul lettino per tenere ben tesa la pelle della schiena. Mancano poche sfumature sulle fiamme e sulla coda del drago, poi ho finito. Non sento più le gambe per la circolazione in tilt e la pelle è rossa da paura. Forse mi devo fermare, non so se riesco a continuare. All’improvviso mi si riga il volto: due lacrime enormi mi sfiorano tutte le guance e un singhiozzo mi strozza il fiato.
Chiedo di fermarci: mi alzo, piango. Piango liberamente davanti a quella che considero un pezzo di famiglia, lì fermi e tutti immobili ad aspettare a rispettare la mia fragilità.
“Manca poco sul serio, puoi farcela Ga, cosa possiamo fare per aiutarti?”
Dieci minuti di limbo, di stop, l’adrenalina che cala e mi si annebbia la vista. Non riesco a pensare se non a lasciarmi andare, mi sono liberata in quelle lacrime salate di quel 27 Giugno romano decisamente afoso e appiccicoso.
“Vuoi una chupa chups? Gli zuccheri ti fanno bene.”
Mentre ancora qualche lacrima mi segna il volto comncio a sorridere di gusto: “No, non la voglio la chupa chups”. (Le imprecazioni a seguire puoi immaginarle)
Vuoi sapere come è andata a finire? Ti ricordi le parole che mi sono state scritte 10 mesi fa? Non finivano lì:
“Andare a vivere in un’altra città, cambiare vita magari senza avere neanche troppe certezze, implica molto più coraggio di qualche seduta con aghi e inchiostro. Hai sempre fatto tutto senza mai perdere sorriso e umorismo. Anche quando magari i sorrisi ti sono pesati. Questo per me è forza. Ieri qualche attimo di stop. Tante cose avverse e poi di nuovo la tua forza.
Tatuaggio finito e sorriso stampato. Ti voglio bene e lo sai”.
Questo drago quindi racconta anche tutte quelle volte dove è giusto lasciarsi andare, crollare per poi risalire.
Puoi difenderti lanciando fiamme o resistere imparando a dominare l’aria.
Fermarti qualche attimo per respirare a fondo può renderti davvero molto più forte.
Non puoi e non possiamo avere sempre tutto sotto controllo.
Un grazie speciale lo devo a chi mi ha scritto quelle parole, alla sua pazienza e alla casa e al suo lavoro che mi mette a disposizione ogni volta: gli voglio bene anche io e lo sa.”
Grazie Gaia per la tua storia sulla pelle e tutte le sue sfumature.
Ho ancora i brividi leggendo certe frasi, in particolar modo quelle dove appoggi senza paura le tue delicate dita sulle corde dell’anima.
Grazie di averla donata a questo archivio digitale. Ti devo un Gin-Tonic con la G e la T maiuscole. (Bicchiere in vetro e senza cannucce)
Sei andanta nel profondo oltre a parlare di un’altro aspetto positivo del tatuaggio: l’affetto e l’amicizia che si crea con alcuni tatuatoti.
Oltre ai ringraziamenti potrei dilungarmi in un commento finale pieno di parole ma mi limiterò ad una citazione che spero possa essere ti tuo gradimento. Come sai, in parte, mi nutro di libri e in questo caso è necessario scomodarli per contraccambiare le parole che tu hai scritto a storie sulla pelle.
La citazione nello specifico fa riferimento ad una leggenda cinese.
Si narra di una carpa che decide di risalire le cascate lungo il fiume Giallo.
La scelta della carpa nel racconto non è casuale in quanto questo soggetto, che è molto usato anche nell’iconografia del tatuaggio giapponese, ha come caratteristica principale quella di essere sempre in movimento. Oltre ad avere tanta energia, questo pesce ha anche la forza di nuotare controcorrente senza farsi fermare dalle difficoltà che si incontrano durante il percorso. Mi ricordava giusto qualcuno ma tutti i riferimenti sono casuali.
La leggenda si conclude con la carpa che raggiunge il suo obbiettivo, risale la cascata e arriva fino alla porta del drago.
Questa carpa però non aveva solo lasciato la sua casa, affrontato ostacoli e fatto sacrifici.
Aveva compiuto questo suo viaggio con coraggio, cambiando la sua vita e se stessa per affrontare la cascata.
Alla fine la sua forza venne notata dagli dèi che per premiarla la trasformarono in un grande drago saggio e immortale.
In bocca al drago per il tuo viaggio.
Un abbraccio,
Francesco








































